Oltre lo spazio e il tempo, conoscere noi stessi, conoscere il mondo

Can the past help the present? Il passato può aiutare il presente?
Can the dead save the living? I morti possono salvare i vivi?
Queste le domande che Han Kang, la prima donna asiatica a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, si poneva nel dicembre 2024 durante il suo discorso di accettazione del premio. Kang proseguiva aggiungendo che, mentre stava scrivendo un romanzo sulla rivolta popolare scoppiata nel suo paese di origine, rivolta conclusasi tragicamente, aveva vissuto profondi conflitti interiori. La scrittrice ammetteva infatti che proprio nel momento in cui stava scrivendo aveva realizzato quanto il passato potesse aiutare il presente, e che i morti potevano salvare i vivi.
Tali questioni sono fondamentali anche per noi che ci occupiamo di studi umanistici, dato che le nostre attività di ricerca, nella Facoltà di Lettere, sono spesso focalizzate su eventi del passato e su opere e azioni compiute da persone che non ci sono più.
Che tipo di piacere provavano coloro che hanno vissuto in epoche e luoghi lontani dai nostri? Di quali ansie erano preda? Quali dilemmi affrontavano? In che modo e fino a quanto siamo noi in grado di sentirci vicini a persone “altre”, alle quali in senso stretto non potremo mai essere veramente vicini? Ben consapevoli di queste difficoltà, cerchiamo di dialogare con l’umanità del passato, spinti dalla pura curiosità e dall’immaginazione. Per decifrare i messaggi contenuti nelle “parole” o nelle “cose” ereditate dai nostri predecessori, come documenti scritti, opere d’arte, vestigia e reliquie delle nostre civiltà, elaboriamo nuovi approcci e affrontiamo nuove sfide nei campi della filosofia, degli studi religiosi, della storiografia, dell’archeologia, della linguistica e della letteratura.
Ma il senso delle nostre ricerche, che trascendono lo spazio e il tempo, non si limita a questo: infatti con il nostro quotidiano lavoro di ricerca andiamo a scoprire le persone “altre” che hanno vissuto nel passato, ma al tempo stesso ci sforziamo di conoscere meglio noi stessi. Solo studiando i popoli e le epoche distanti possiamo contestualizzare e comprendere la società di oggi, nonché la nostra identità che ne fa parte. In questo senso hanno grande importanza discipline come la psicologia e la sociologia, che lavorano sul presente piuttosto che sul passato. L’esperienza di studi nella Facoltà di Lettere ci offre così l’opportunità di relativizzare noi stessi e di riconoscere il valore unico e irripetibile del nostro essere, collocandolo “hic et nunc” all’interno del vasto continuum del cronotopo.
Inoltre, studiare i momenti fondamentali che hanno segnato la storia, ovvero soprattutto le scelte dei leader e le relative conseguenze, serve a evitare possibili errori nelle decisioni da fare, anche se non possiamo applicare le lezioni del passato agli eventi futuri senza ripensarle e modificarle. Non possediamo soluzioni esatte, poiché molte delle scelte cruciali che ogni società si trova ad affrontare sono accompagnate da dilemmi insolubili; nondimeno, se riusciamo a decontestualizzare le esperienze delle epoche che ci hanno preceduto, connettendo e ricontestualizzando solo la loro essenza agli eventi che ci troveremo davanti, in certa misura potremo essere pronti ad affrontarli con più consapevolezza. Di fronte alle questioni fondamentali del presente – crisi ambientale, guerre, conflitti internazionali, calamità, epidemie di origine sconosciuta, crescente divario economico – è importante prestare attenzione ai suggerimenti che il passato ci offre.
Alla luce di queste considerazioni possiamo quindi rispondere in modo affermativo agli interrogativi di Han Kang. Per sfruttare al massimo i messaggi che ci giungono superando le barriere di spazio e tempo appare sempre più importante cercare la collaborazione di tutte le diverse discipline, sia umanistiche che scientifiche, che affrontano le grandi questioni della società contemporanea. In questo senso possiamo offrire il contributo specifico delle scienze umanistiche e sociologiche che costituiscono il fondamento della nostra Facoltà. E proprio a tale scopo, per affrontare insieme le grandi questioni dell’umanità di oggi, formulo il mio augurio di poter collaborare con tutti coloro che in passato, nel presente e in futuro hanno studiato, studiano e studieranno nella Facoltà di Lettere dell’Università di Tokyo.
57ª Preside della Facoltà di Lettere, Yukiko Muramoto
Traduzione di Ikeda Tomonori